martedì 25 settembre 2012

LA NATURA DELLA MENTE


La natura della mente è pura, è luce chiara, non mischiata con l’ignoranza. Anche se abbiamo ignoranza, la nostra mente non è mischiata con essa. Anche se abbiamo attaccamento e collera, la nostra mente non è un tutt’uno con l’attaccamento e l’odio. La natura della nostra mente è pura. Il problema consiste nel fatto che oscuriamo questa natura pura seguendo le tendenze egoiste e le concezioni errate. Queste inquinano la mente, impediscono di svilupparne il pieno potenziale e interferiscono con il suo risveglio. Le concezioni errate bloccano lo sviluppo della nostra possibilità mentale di avere, noi stessi, una continua felicità temporale e definitiva, e soprattutto ci impediscono di essere causa della felicità temporale e definitiva degli esseri senzienti. (Tratto da "Comprendere la mente" di Lama Zopa Rinpoche )

COMMENTO

In questo brano si suggerisce un approccio allo studio della mente che rispecchia molto anche l’approccio di EDA. Qui si afferma che la mente è pura. Sembra in contrasto con altre affermazioni autorevoli sulla mente di saggi, monaci, meditatori, guru…
E’ solo una confusione sulle definizioni.
La mente è in effetti molto ampia e articolata in più funzioni e capacità. C’è quindi una mente che è soggetta all’attaccamento, all’odio, alla paura, alla tristezza e alla disperazione anche.
C’è anche però una “mente” che può essere molto equilibrata e razionale, felice e amorevole.
Questa “mente” pura esiste ed è quella che si manifesta quando l’altra mente, quella che da’ problemi, è stata ripulita adeguatamente.
Cosa crea le condizioni per cui noi possiamo essere adirati, impauriti, terrorizzati, angosciati, infelici?
E viceversa cosa crea le condizioni perché noi si sia felici, tranquilli, sereni, positivi?
La risposta è tremendamente semplice.
Tutto ciò che non vogliamo si verifichi crea in noi rabbia, paura e tristezza, in tutte le sue manifestazioni, se si verifica.
Tutto ciò che noi vogliamo si verifichi crea in noi rabbia, paura e tristezza , in tutte le sue manifestazioni, se non si verifica.
Tutto ciò che noi vogliamo si verifichi crea in noi pace, tranquillità, serenità, pace, amore, in tutte le sue manifestazioni se si verifica.
Tutto ciò che non vogliamo si verifichi crea in noi pace, tranquillità, serenità, pace, amore, in tutte le sue manifestazioni se non si verifica.
Quindi tutti i problemi nascono dal raffronto tra ciò vorremmo e ciò che è.
Quando in EDA affrontiamo questo in una persona, andiamo ad individuare quali sono queste aree di tensione tra desiderio e realtà, e lavoriamo per ridurre a zero questa tensione.
E la cosa interessante è che quando si riduce la tensione, la capacità della persona di raggiungere ciò che vuole è enormemente aumentata, perché parte da una situazione di calma e serenità che moltiplica la sua capacità di raggiungere l’obiettivo.
 Meno desideri hai non solo più sei, ma anche più hai.
(EDA Personal Coaching)

LA POTENZA DEL LINGUAGGIO

Ciò che pensi lo pensi con il linguaggio....Ciò che ti limita, ti disturba, lo fa tramite il linguaggio dal subconscio. Se hai un modo per modificare la forza del linguaggio, che è pensiero, hai il modo per modificare il pensiero e quindi il modo di funzionare e di reagire della mente.



[.....]

Lacan introduce invece questa idea importante: che la psicoanalisi è certamente una scienza, ma di tipo completamente diverso, in quanto è una pratica e una teoria che si fonda sul linguaggio. Certo anche per Freud il linguaggio è di estrema importanza, ma Lacan introduce l'idea nuova, rispetto a Freud, secondo la quale «l'inconscio è strutturato come linguaggio»: si tratta di una teoria che Freud non ha mai espresso, ma che in un certo senso è il programma di Lacan ed è diventata ormai lo slogan di ogni lacaniano. Che l’inconscio sia strutturato come un linguaggio può sembrare strano, dato che quando pensiamo all’inconscio freudiano pensiamo piuttosto a qualcosa di affettivo. Di fatto la frase di Lacan è ispirata dalla linguistica strutturale, che proprio in quegli anni emergeva nei paesi latini. Lacan è molto interessato agli studi linguistici e si è rifatto al pensiero di Ferdinand de Saussure, il linguista svizzero considerato il fondatore della linguistica strutturale all’inizio del Novecento. Per comprendere appieno il contributo di Lacan bisogna però andare oltre il riferimento puro e semplice alla linguistica della sua epoca. Uno degli aspetti più originali del suo pensiero, infatti, è di aver messo in luce un fenomeno evidente quanto fondamentale, e cioè che la psicanalisi è un metodo di cura che opera attraverso il linguaggio. [....]


tratto da Jacques Lacan: ritorno a Freud (Sergio Benvenuto)


fonte:http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/psiche/introduzione_lacan.pdf

COMMENTO DI EDA PERSONAL COACHING

Questa intuizione di Lacan è pienamente condivisa da EDA Personal Coaching. La tecnica EDA si base infatti su un assunto di base: ogni pensiero è strutturato dal linguaggio. Non si può veramente "pensare" senza un linguaggio. Ed è quindi attraverso il linguaggio che si sedimentano nelle mente i concetti, i punti di vista, le convinzioni, le idee di ciò che è giusto ed è sbagliato, le nostre preferenze e le nostre idiosincrasie. Le nostre sicurezze e le nostre paure. Tutto è "tradotto" in linguaggio. Il coaching di EDA si focalizza e concentra proprio sull'analisi del linguaggio che viene espresso dal NED da trattare, e attraverso il suo trattamento ne viene risolto il suo contenuto. E tutto questo può essere fatto in autonomia. Per sempre.

EDA COACHING E BUDDHISMO

Sembrerà strano mettere a paragone una cosa cosi “seria” ed importante come la filosofia buddhista e una cosa così concretamente legata al mondo dell'azienda e del miglioramento delle performances come il Personal Coaching.
Si potrebbe affermare che non c'è nesso alcuno tra cercare di migliorare le proprie capacità di vendita, di leadership, oppure di relazione interpersonale, e una religione che recita preghiere, che è piena di riti apparentemente vuoti e ripetitivi e corredata da lunghe e stancanti cerimonie.

Nulla di più sbagliato. Sì, è vero. Il Buddhismo ha sviluppato storicamente diverse forme di religiosità popolare, di devozioni e cosi via, ma l'essenza del pensiero buddhista è cosa ben diversa da questa colorita manifestazione popolare.

Il Buddhismo è un approccio alla vita ed alla sofferenza. Si intende qui sofferenza “mentale” cioè quel fondo di insoddisfazione, di incompiutezza che la maggior parte di noi “sente” nel proprio intimo per la maggior parte del tempo che passa su questa terra.
Il Buddhismo si caratterizza per una ricerca profonda, sapiente, analitica, possiamo anche dire psico-analitica, del funzionamento della mente. Mira ad identificare e risolvere tutti quei processi mentali che portano danno. Si intende qui danno, tutte le emozioni negative, quali rabbia, paura, aggressività, angoscia, afflizione, depressione, apatia, impazienza, insoddisfazione, senza di mancanza.
Chi di noi non ha sperimentato almeno qualche volta, qualcuna di queste emozioni?
Il Buddhismo si prefigge un obiettivo ancora più ambizioso: non solo risolvere la sofferenza mentale, ma il raggiungimento della felicità.
Come si può convenire, la distanza che intercorre tra questi obiettivi e la ricerca del miglioramento personale non è poi così rilevante. Di più: è proprio esigua.

Una delle convinzioni più radicate nelle cultura occidentale è che le cose si possano ottenere con lo sforzo e il sacrificio personale. Siamo stati un po' tutti formati all'idea che “facendo” si ottiene, e che più “sforzo” ci si mette, meglio si riesce.
Ma siamo davvero sicuri che sia proprio così? Certo non facendo nulla è difficile che qualcosa arrivi, ma siamo sicuri che lo “sforzo” sia la strada da percorrere?
Il Buddhismo è stato accusato di essere sostanzialmente nichilista e passivo. Non importa quello che fai qui e ora in questa esistenza, ma ciò che conta è che tu ti liberi dagli attaccamenti. Parrebbe quindi essere completamente insensibile a ciò che si può fare qui ed ora, e che ciò che conta sia la “liberazione” dal ciclo delle esistenze e dalla reincarnazione.
Ma non è affatto così. Il Buddhismo si concentra sulla via di uscita dalla sofferenza, dalla “fatica” esistenziale ed insegna a ripulire la mente da tutto ciò che è di ostacolo a tale uscita.

Uno dei detti del buddhismo dice che ci sono solo due giorni in cui non puoi fare nulla: ieri e domani. Ieri è passato e non può più essere modificato. Domani deve ancora venire e quindi non puoi fare ancora nulla. Quando puoi fare qualcosa? Adesso, oggi, qui ed ora. Ed infatti è vero. Solo adesso è il momento per “fare” e per”sentire” e per “vedere”. Non fra cinque minuti e non cinque minuti fa.

Una delle cose più ovvie ma al contempo meno evidenti nel campo delle performances e del cambiamento personale è che tutto ciò che ha a che fare con le difficoltà operative ed emozionali, l'incapacità di dare il massimo delle proprie capacità in ogni momento, è dovuto a due sole cose: o la mente si sta concentrando sul passato per esempio pensando che, quella cosa “non l'ho mai fatta bene”, oppure concentrandosi sul futuro pensando “ e se non ne sono capace?”
Tutti i processi invalidanti del pensiero hanno a che fare con queste due categorie temporali: il passato ed il futuro.
Quando invece si riesce ad essere concentrati sul presente, pensando esclusivamente a quello che si sta facendo, l'ansia e la preoccupazione scompaiono, perché non c'è lo spazio per “pensarle”.
In EDA lavoriamo molto su questo. Ciò che rende meno efficiente un comportamento professionale, più difficile una relazione interpersonale o famigliare, ciò che provoca tensione ed ansia nel momento di un incontro, di una situazione specifica, è sempre un processo di pensiero che riguarda il passato o il futuro e che fa sì che non si riesca a stare concentrati o meglio ancora attenti a ciò che si sta facendo e dicendo in quel momento.
Queste “fughe” all'indietro o in avanti sono oggetto della metodologia analitica dell'EDA e della tecnica susseguente. L'obiettivo è portare la persona via via sempre più nel “qui ed ora” come di prefigge anche l'insegnamento buddhista.
La nostra filosofia operativa è che non sia necessario immettere nelle persone concetti di vittoria e forza, ma che l'assenza di pensieri disturbanti, di processi invalidanti nel subconscio, siano più che sufficienti per permettere i migliori comportamenti. Non occorre quindi immettere nuovi concetti per ottenere il cambiamento, ma occorre invece togliere quelli che sono di ostacolo.

giovedì 13 settembre 2012

IL SOLE PERFETTO

"Quando il sole è velato dalle nuvole, non è scomparso
ma continua a spandere la sua luce e il suo calore.
Se le nuvole si dissipassero o se noi potessimo elevarci
abbastanza in alto nell'atmosfera, constateremmo che il sole
è sempre al suo posto.
Ebbene, in noi spesso si produce un fenomeno identico.
Come il sole, Dio è sempre al suo posto, presente,
immutabile e ci invia la Sua luce (la sua saggezza)
e il Suo calore (il suo amore).
Se però con pensieri e desideri disarmonici,
egoistici e malevoli, permetteremo che in noi si formino delle nuvole,
saremo privati di quella luce e di quel calore.
Allora, invece di lamentarsi che Dio non esiste e che li ha abbandonati,
gli esseri umani devono comprendere che sono gli unici responsabili
di quella situazione e devono cercare di fare tutto per porvi rimedio."
(Omraam Mikhaël Aïvanhov)


COMMENTO

Il sole perfetto è l’analogia della mente chiara e chiarificata. E’ un ottimo paragone…il sole c’è sempre, uguale a se stesso, ma noi lo percepiamo in modi molto differenti…a volte ci scalda a volte no. A volte è in bella vista, a volte sembra non esserci più. Tutto è dato però dalle nuvole e dalla rotazione della terra. Allo stesso modo la nostra mente ha un nucleo, come il sole, sempre perfetto e puro, ma le nuvole dei nostri pensieri, delle nostre paure, delle nostre errate convinzioni, non ci permette di vederlo. La rotazione dei nostri accadimenti ci porta nella notte e poi nel giorno e non riconosciamo che siamo noi che non siamo davanti al nostro sole interiore e non lui che non è davanti a noi.
Ecco perché la via della pienezza risiede nel togliere, nello semplificare, nel sottrarre nubi e tenebre alla nostra mente, affinché il sole risplenda.
E questo compito spetta solo a noi.
(EDA Personal Coaching)

COSA E’ IL PENSIERO?


Tutti pensiamo. Siamo abituati a farlo cosi automaticamente che non ci poniamo mai la domanda: ma cosa è il pensiero?
Potremmo chiederci: beh, non è poi così importante porsi questa domanda, no? Il pensiero c’è e ce lo teniamo…che importa di chiederci cosa esso sia.
Importa invece, perché capire cosa sia il pensiero, significa conoscerlo meglio e conoscerlo meglio significa co
ntrollarlo, imparare a gestirlo, padroneggiarlo.

Tutto ciò che viene pensato “crea” il mondo.

Il pensiero ha prodotto tutto ciò che esiste nella vita dell’uomo, ma non solo, il pensiero da’ forma al nostro vivere sociale, da’ forma a come noi interpretiamo la realtà e struttura quello in cui noi crediamo, quello di cui abbiamo paura, quello che desideriamo, quello che temiamo.
Attraverso la creazione di ciò che pensiamo nasce ciò che preferiamo e ciò che avversiamo, ciò che non amiamo, ciò di cui abbiamo paura.
Attraverso la creazione di queste categorie noi creiamo il nostro più e il nostro meno, la nostra sofferenza e la nostra felicità,.

Sapere cosa è il pensiero è molto importante.

Prima di tutto occorre tenere presente una cosa: il pensiero è essenzialmente linguaggio. Non si può pensare senza una lingua che esprimere il pensare. Quindi si pensa attraverso il linguaggio e grazie al linguaggio. Non è ovviamente necessario che il linguaggio venga verbalizzato…questa fase è dovuta solo alla decisione della persona di fare sentire il proprio pensiero, o, nel caso della scrittura, alla decisione di far conoscere ad altri attraverso un mezzo differente.
Esistono anche altre forme di comunicazione che apparentemente non usano il linguaggio, come la musica, le arti figurative, e anche la matematica. Ma la musica è un linguaggio emozionale e le arti figurative come la pittura, la scultura, la fotografia e il cinema, sono linguaggio visivi, che accedono comunque a significati che hanno in comune con il linguaggio. Questo è così vero che anche per la musica e le arti visive è possibile trasmettere con il linguaggio cosa una musica o un quadro “trasmettono”. Per fare ciò usiamo sempre il linguaggio.

Il linguaggio è dunque lo STRUMENTO del pensiero. Vi è una completa compenetrazione tra pensiero e linguaggio, al punto che uno non può sussistere senza l’altro.Bene. Ma il linguaggio da cosa è “composto”?
Il pensiero può essere composto da “significato”, oppure da significato ed emozione.
Facciamo un esempio: l’automobile ha quattro ruote. Questo pensiero contiene in sé solamente il significato. Dà un’informazione: ci dice che l’automobile ha quattro cose tonde sotto di essa, che servono par farla procedere. In questa affermazione non vi è espressa alcuna emozione. E’ come dire che la sedia serve per sedersi.
Vi è poi un tipo di pensiero che ha al suo interno anche un’emozione.
Esempio: L’automobile è pericolosa.
In questo caso abbiamo dato un attributo all’oggetto automobile definendo un giudizio di valore sull’oggetto stesso. Abbiamo accoppiato ad un concetto puramente semantico, un valore emozionale, affermando che essa è pericolosa.
Perché questa è un’affermazione anche emozionale? Perché alla definizione di “pericolosa” associamo un altro termine che è carico di emozione: morte. Infatti la pericolosità di un oggetto può essere definita solo in base ai danni che essa può arrecare e al cui culmine ultimo vi è la morte.
Il pensiero “emozionale” è composto da due elementi, di fondo. Significato ed emozione.

Ciò che rende il linguaggio così impattante per la psiche è proprio la sua portata emotiva. Se ad esempio dico: “stai attento a ciò che dici perché ti denuncio” oppure dico “ se fai questo ti lascio qui da solo”, esprimo due minacce che ritengo possano spaventare chi le ascolta. Sto cercando di immettere paura in chi ascolta. E’ di tutta evidenza che se invece dico: oggi è martedì e domani sarà mercoledì, non spavento nessuno…
Quindi il pensiero è portatore e creatore di emozioni che possono essere anche distruttive e danneggiare notevolmente chi è oggetto dall’esterno o dall’interno di “pensieri” negativi, invalidanti che vengono “accolti” e considerati veri dalla mente che li recepisce.

La via pertanto per uscire da situazioni insoddisfacenti, da incapacità, o addirittura da sofferenza, è quello di individuare con precisione quali “pensieri” carichi “emozionalmente” stanno disturbando la mente e le capacità di una persona ed affrontarli con costanza fino al loro indebolimento e successiva cancellazione.
Cancellare la carica di emotività insita nel linguaggio, soprattutto l’emotività “negativa” è la strada per dare più libertà alla mente.